15 dicembre 2014

In un contesto di perdurante crisi economica, le aziende italiane hanno visto evaporare 9 miliardi di dollari a causa della perdita dei propri dati sensibili negli ultimi 12 mesi. Una cifra che sale a 14,1 miliardi di dollari se si sommano le perdite derivanti dalle interruzioni operative dei sistemi informatici.
A livello mondiale, la cifra derivante dal verificarsi di questi due fattori critici sale a 1,7 trilioni di dollari, l’equivalente di quasi il 50% del PIL tedesco, con perdite di dati aumentate del 400% rispetto al 2012.
Questi i risultati emersi dalla ricerca EMC GlobalData Protection Index, condotta da Vanson Bourne, che ha intervistato 3.300 decision maker IT di medie e grandi aziende di 24 Paesi (guarda l'infografica).
In questo contesto, in Italia appena il 10% delle aziende può dirsi al passo coi tempi in materia di misure volte alla protezione dei propri dati sensibili. Questa cifra diventa 13% su base globale.
Tutto questo, in uno scenario nazionale in cui l’80% delle aziende intervistate ha registrato – negli ultimi dodici mesi – un blocco inaspettato nei propri sistemi informatici o una perdita di dati sensibili, che hanno portato per il 38% a una perdita della produttività, per il 22% a un decremento del fatturato e per il 36% al ritardo nello sviluppo di un prodotto.


C’è, inoltre, poca fiducia nella capacità delle aziende italiane di ovviare al problema, se è vero che il 79% dei professionisti IT non nutre piena fiducia nella capacità della propria impresa di recuperare le informazioni a seguito di un incidente di questo tipo.
A livello mondiale, le tendenze in atto nelle aziende come Big Data, mobile e cloud stanno creando nuove sfide in termini di protezione dei dati. Il 51% delle aziende, infatti, non possiede un piano di disaster recovery per nessuno di questi ambienti e solo il 6% ha definito piani per tutti e tre. Il 62% ha classificato Big Data, mobile e cloud ibridi come ambienti "difficili" da proteggere e, con il 30% di tutti i dati principali residenti in una qualche forma di cloud storage, questo potrebbe condurre a perdite sostanziali.
Nello scacchiere mondiale, la Cina vanta il maggior numero di aziende all'avanguardia in termini di protezione dei dati (30%), mentre in coda si trovano gli Emirati Arabi Uniti (0%). Le aziende molto grandi con oltre 5.000 dipendenti hanno il doppio di possibilità (24%) di trovarsi in una categoria d'avanguardia rispetto alle realtà più piccole con 250-449 dipendenti (12%).

Highlights dei risultati
-  Negli ultimi 12 mesi, le aziende italiane hanno subito un ammanco di 9 miliardi di dollari a causa della perdita dei dati sensibili.
-  La cifra totale diventa 14,1 miliardi, se si sommano anche le perdite derivanti dalle interruzioni inattese dei sistemi informatici (a livello mondiale 1,7 trilioni di dollari).
-  In Italia, solo il 10% delle aziende italiane è al passo con i tempi per quanto riguarda le misure intraprese per proteggere i propri dati.
-  Il tutto, in un contesto in cui il 44% delle aziende italiane – nell’ultimo anno – ha dovuto affrontare blocchi inaspettati dei propri sistemi informatici e il 26% ha subito gravi perdite di dati.
-  In totale, il 79% dei professionisti IT delle aziende italiane non nutre piena fiducia nella propria capacità di recuperare le informazioni a seguito di un incidente.
-  A livello mondiale, le aziende hanno perso mediamente il 400% di dati in più nell'ultimo biennio (l'equivalente di 24 milioni di messaggi email per azienda).



E’ stato Responsabile editoriale della rivista Bancamatica, dal 2004 al 2012. Nel 2010 ha creato e avviato il progetto digitale Bancamatica.it. Dal 2005 ha ideato, organizzato e coordinato sei edizioni della conferenza "CARDS". Oggi, è un project manager che si occupa di strategie di marketing, comunicazione digitale, social network, progettazione e sviluppo brand.
E’ fondatore e responsabile del Blog professionale "bank focus". valeriosalvi@gmail.com

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